Fare una buona prima impressione


"Non avrai una seconda occasione per fare una prima buona impressione".
Chissà quante volte abbiamo sentito questa frase, obiettivamente vera, ma alla quale nel corso del tempo sono stati "appiccicati" una serie di consigli e di suggerimenti stereotipati legati allo scopo di lasciare da subito un segno positivo nella mente del nostro interlocutore.
E giù quindi a disquisire su come stringere la mano (non in maniera troppo decisa, non in maniera troppo debole), su come sorridere (non troppo ma neanche troppo poco), su come vestirsi (nè poco nè troppo), su come parlare, su quanto tempo prima arrivare agli appuntamenti ecc ecc.
Quasi come se ci fosse una formula unica da poter seguire alla lettera, che consenta un successo garantito per far breccia nelle simpatie di chiunque.

In realtà il concetto di "fare una buona prima impressione" è talmente fondamentale nell'interazione e nella comunicazione con il prossimo che risulta troppo semplicistico banalizzarlo con azioni o consigli preconfezionati. Quando si entra in contatto con dei "mondi individuali" diversi dal nostro, non c'è formula che regga per comprendere cosa di preciso può farci entrare in maggior sintonia con quella persona. Si tratta invece di un lavoro molto più complesso, ed è un lavoro incentrato non sulle azioni che possiamo compiere per "fare bella figura", bensì su un costante e quotidiano lavoro su noi stessi e sulla nostra capacità di riuscire a parlare più lingue possibili.
Mi spiego meglio: la vera essenza del "fare una buona prima impressione" è racchiusa in uno dei concetti più complessi della comunicazione, ossia "farsi velocemente un'impressione della persona che ci sta di fronte (o quantomeno del suo stato d'animo in quel preciso istante) e quanto più aderente alla realtà". Nella misura in cui divento in grado di allenare e di esercitare in maniera efficace questa abilità, automaticamente sarò in grado di comprendere quale chiave comunicativa adottare con una persona piuttosto che un'altra.
Se da una parte questo concetto può avere dei tratti in comune con la tecnica del "mirroring" di estrazione pnlliana (in parole molto povere, mi impegno a "rispecchiare" in maniera precisa i movimenti, il tono di voce, il ritmo e lo stato d'animo della persona che ho di fronte, per creare in questo modo maggior sintonia e vicinanza), d'altro lato si discosta energicamente per un semplicissimo motivo: qui non sto parlando di scimmiottare l'altro come tecnica per risultargli simpatico e colpirlo positivamente, ma al contrario di esercitarmi a COMPRENDERE veramente l'altra persona, con una sana curiosità e voglia di entrare nella sua dimensione comunicativa e di trovare la chiave giusta per aprire la porta che dà direttamente al suo mondo di pensieri, di paure, di riflessioni, di preconcetti, di esperienze, e così via.

Basta guardare come ciò ci viene assolutamente naturale quando dobbiamo interagire con dei bambini: in maniera naturale ci viene da adeguare la nostra comunicazione alla loro, di parlare non più come degli adulti ma come se fossimo quasi dei loro coetanei, e al contempo di comprendere le loro sensazioni, il loro modo di pensare, affascinati dai loro ragionamenti, dalla prima singola frase che pronunciano, quasi estasiati per il fatto che abbiano pronunciato proprio quella di frase tra milioni di possibilità.
Bene...peccato che con il tempo nei confronti degli adulti non capiti più la stessa cosa.
Perchè appena ci troviamo di fronte ad un altro essere umano smettiamo invece di "osservare" o di "ascoltare", e ci mettiamo n modalità "GIUDICARE": prendiamo ogni singolo movimento, ogni singola parola, ogni singola espressione per paragonarla al nostro mondo e per stabilire quindi se quella persona è lontana o vicina a noi. Se secondo i nostri parametri è vicina a noi, saremo maggiormente predisposti a creare sintonia e ci verrà anche più facilmente farlo. Se invece malauguratamente dovesse essere lontana dal nostro modo di pensare, di muoverci, di parlare ecc ecc, ecco che inevitabilmente le appiccichiamo varie etichette con i nostri inevitabili preconcetti (in maniera consapevole o meno). Se a questi poi aggiungiamo tutta una serie di tecniche per creare sintonia nonostante la persona non ci piaccia poi così tanto, bhe...il risultato è una bella frittata di falsità, di compromessi e di superficialità.

Eppure basterebbe passare dalla modalità "giudicare" alla modalità "conoscere e comprendere" per creare sintonie reali, effettive e non artificiali. Basterebbe dimenticare tutte le inutili tecniche che ci sono in giro e lasciarsi guidare dalla brama di osservare dettagli, sfumature, particolari che possono parlarci di una persona molto più di tante parole o di tante descrizioni.
Io ci credo che possiamo ritornare ad essere così, semplicemente e naturalmente desiderosi di entrare nei rispettivi mondi per esplorarli e per scambiarci esperienze, insegnamenti e sensazioni.
Ci credo, nonostante i miei continui errori in cui ricado ogni giorno nel tentativo stupido di valutare piuttosto che VIVERE.