A.A.A. Cercasi Venditori disperatamente


Secondo gli ultimi dati ISTAT, facendo riferimento al mese di novembre del 2010 è ulteriormente aumentata la disoccupazione giovanile, attestandosi al 28,9% (con un aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a novembre 2008 e di 2,4 punti rispetto a novembre 2009).
E’ alquanto surreale leggere sui giornali queste notizie sulla disperazione della disoccupazione e al tempo stesso ritrovare in altre pagine (magari della stessa rivista) copiosi annunci di lavoro quasi esclusivamente impiegati dalle aziende nella ricerca di Venditori, Agenti, Subagenti, Monomandatari/Plurimandatari, Procacciatori d’Affari, Segnalatori, ecc ecc
In realtà 2 sono i motivi principali che danno vita a questo evidente paradosso.
Innanzitutto nell’immaginario comune nel corso del tempo si è fatta largo l’idea che vendere sia un mestiere “squalificante” o quanto meno una professione di cui non essere più così particolarmente fieri. Basti pensare che per ogni tipo di professione esiste un apposito Istituto preparatorio oppure un percorso formativo specifico: ciò vale ad esempio nel caso in cui da grande si volesse diventare geometra, pittore, ragioniere, ingegnere, medico, architetto, avvocato, ecc ecc..
E’ un po’ come se il nostro retaggio culturale ci lanciasse subdolamente questo tipo di messaggio: “Esistono molte professioni onorevoli con altrettante scuole che ti preparano. Se proprio non riesci in nessuna di queste…puoi sempre fare il venditore”. Ed ecco anche perché in alcuni casi chi fa della vendita il proprio mestiere spende una parte considerevole del proprio tempo per inventarsi dei nomi con cui definire la propria attività pur di non dire “semplicemente vendo”. E a noi acquirenti tocca ricevere numerosi biglietti da visita con le definizioni più creative: i vari sales manager, account, consulente commerciale, consulente del benessere e chi più ne ha più ne metta.
Ma oltre all’idea “sminuente” associata alla professione, un secondo (e non trascurabile) elemento che genera il paradosso va ricercato nella particolare forma retributiva riservata ai commerciali, ossia direttamente legata ai risultati ottenuti (totalmente, come nel caso degli agenti di commercio, oppure parzialmente come nel caso dei venditori dipendenti che hanno però molti premi legati all’ammontare delle proprie vendite). E la variabilità della retribuzione spinge inesorabilmente a considerare questo mestiere come PRECARIO.
In un mondo in cui niente sembra dare certezze e garanzie, girovaghiamo nel mondo del lavoro con una paralizzante paura nei confronti del futuro, alla spasmodica ricerca di qualcosa o di qualcuno che possa placare i nostri timori. Ed ecco che in questo duro girovagare la maggior parte delle persone vanno alla ricerca non di un mero lavoro ma di un vero e proprio “IMPIEGO”: il massimo dell’aspirazione cioè resta quella di essere ASSUNTO, perché la parola stessa ci evoca qualcosa di rassicurante, cioè una situazione in cui è qualcun altro che si assume la responsabilità di decidere al mio posto a che ora devo alzarmi al mattino, dove devo recarmi, a che ora posso fare la pausa pranzo, a che ora posso prendere il caffè, quando posso andare in vacanza e così via. Ma soprattutto posso ammalarmi, vivere numerose crisi amorose o delusioni cocenti senza che tutto ciò influisca sulla mia retribuzione, sebbene possa invece concedermi il lusso di farlo influire sulle mie prestazioni.
Il venditore invece non ha nessuna certezza, non ha nessun alibi a cui aggrapparsi quando non ottiene i risultati stabiliti, non può avere una vita sentimentale sregolata se al tempo stesso non è così bravo da non farla incidere sui propri budget.
Ed ecco che mentre per un posto di contabile, di segretaria o di autista arrivano centinaia e centinaia di curriculum, per la posizione di venditori (anche junior) per aziende italiane solide non si riesce a superare i 60 curriculum.
Peccato che ancora in pochi hanno preso consapevolezza del fatto che ciò che oggi sembra PRECARIO diventerà la rocciosa sicurezza del futuro: questa eccessiva domanda rispetto all’offerta farà impennare le quotazioni di chi dimostrerà di avere coraggio e spirito imprenditoriale. Di chi saprà costruirsi le abilità e le competenze necessarie per poter un giorno presentarsi a qualsiasi tipo di azienda e dire semplicemente “sono un ottimo venditore, mettetemi alla prova” per vedersi spalancare milioni di porte. Chi oggi avrà la lungimiranza necessaria che lo spingerà ad innamorarsi del “secondo mestiere più antico del mondo” riuscirà a mettere sul proprio futuro una garanzia indelebile, che gli farà trovare lavoro anche a 60 anni. Ed in fondo è abbastanza semplice: il primo passo potrebbe essere smettere di pensare e di dire “Meglio disoccupato che Venditore”!

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